Manowar - Gods of War (2007), [MP3 320 kbps] Heavy metal [Tntvillage.Scambioetico]


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Trackers List

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Torrent File Content (16 files)


Manowar - Gods Of War
     01 - Overture to the Hymn of the Immortal Warriors.mp3 -
14.48 MB

     02 - The Ascension.mp3 -
5.74 MB

     03 - King of Kings.mp3 -
9.83 MB

     04 - Army of the Dead Part 1.mp3 -
4.52 MB

     05 - Sleipnir.mp3 -
11.95 MB

     06 - Loki God of Fire.mp3 -
8.77 MB

     07 - Blood Brothers.mp3 -
11.22 MB

     08 - Overture to Odin.mp3 -
8.45 MB

     09 - The Blood of Odin.mp3 -
9.05 MB

     10 - The Sons of Odin.mp3 -
14.63 MB

     11 - Glory Majesty Unity.mp3 -
10.73 MB

     12 - Gods of War.mp3 -
17.01 MB

     13 - Army of the Dead Part 2.mp3 -
5.36 MB

     14 - Odin.mp3 -
12.46 MB

     15 - Hymn of the Immortal Warriors.mp3 -
12.55 MB

     16 - Die for Metal (Bonus Track).mp3 -
12.09 MB



Description



Manowar - Gods of War (2007), [LOSSY MP3 320 kbps] Heavy metal [Tntvillage.Scambioetico]

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Manowar - Gods of War
by anno2036

Cover
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Album
Title: Gods of War
Year: 2007
Genre: Heavy metal
Label: Magic Circle Music

Tracklist
1. Overture to the Hymn of the Immortal Warriors
2. The Ascension
3. King of Kings
4. Army of the Dead, Part I
5. Sleipnir
6. Loki God of Fire
7. Blood Brothers
8. Overture to Odin1
9. The Blood of Odin
10. The Sons of Odin
11. Glory Majesty Unity
12. Gods of War
13. Army of the Dead, Part II
14. Odin
15. Hymn of the Immortal Warriors
16. Die for Metal

Description
fonte: wikipedia
Questo cd è un "tributo ad Odino", padre degli dei, ed è il primo di una serie di concept album dedicati agli dei della mitologia norrena.
Decisi ad una svolta dopo le numerose critiche ricevute con Warriors of the World, i Manowar hanno realizzato un album fortemente caratterizzato da sonorità epiche, che negli ultimi lavori erano effettivamente poco presenti. Il lavoro presenta un'alternanza di parti interamente orchestrali (Overture to the Hymn of the Immortal Warriors, Overture to Odin) e di parti narrate (The Ascension, The Blood of Odin, Glory Majesty Unity), oltre che alle normali canzoni, che contribuiscono ad aumentare l'atmosfera generale del disco.
Canzoni veloci e potenti (Loki God of Fire, The Sons of Odin) sono inframmezzate da lente ballate (Blood Brothers) e da inni epici (Sleipnir, Gods of War). La bonus track Die for Metal è fuori dalla "trama" del disco e segue il filone intrapreso con Louder Than Hell e Warriors of the World: si tratta di un inno ai fans, a se stessi e al "vero metallo" confezionato su misura per essere suonato ai concerti.

Review
fonte: metalitalia
Ogni volta che vede la luce un nuovo disco dei Manowar si scatenano critiche di ogni tipo, da chi li osanna a chi li considera buffoni, ripetitivi, pacchiani e quant'altro. Solitamente però lo zoccolo duro dei fan più accaniti fa quadrato intorno alla band rimandando al mittente tutte le polemiche suscitate dalla pubblicazione dell'album in questione. “Gods Of War” è, come gli altri, un album che sta facendo e farà discutere molto e questa volta sembra che spaccherà gli schieramenti in maniera trasversale. Già, perché anche chi stravede quasi unicamente per i Manowar del primo periodo avrà qualche difficoltà ad assimilare questo prodotto. Il nuovo disco è infatti sì un album molto epico ma distante dal concetto di epic metal ottantiano e, al contrario, affine all'epic metal sinfonico e orchestrale più moderno. Il lavoro è il primo di una serie di concept incentrati sugli Dèi della guerra e in questo primo capitolo i Manowar hanno voluto render tributo a Odino. “Gods Of War” è strutturato in maniera differente rispetto ai suoi predecessori e, sebbene contenga i consueti otto pezzi suonati, è anche pregno di intermezzi e parti narrate. Il disco si apre infatti con una lunga e suggestiva intro orchestrale che fa da preludio alla già nota “The Ascension”, altra intro evocativa sul finale della quale Eric Adams dà già prova delle sue assolute doti sui cantati puliti. Pochi secondi e deflagra “King Of Kings”, anch'essa già conosciuta e collaudata con successo dal vivo. E' il classico pezzo tirato alla Manowar, aggressivo, diretto, coinvolgente e con break centrale da brivido. Tocca poi al gradevole intermezzo corale “Army Of The Dead Part I” che preannuncia “Sleipnir”, pezzo abbastanza leggero che inizia con una parte parlata e sfocia presto in un ritornello estrememente immediato. Ecco quindi “Loki God Of Fire”, mid tempo riffato ma rovinato da un'eccessiva ripetitività sul finale di un ritornello già di per sé poco esaltante. “Blood Brothers” è un bellissimo lento sullo stile di “Master Of The Wind”, molto emozionante e con una prova di Eric da pelle d'oca. Si prosegue con “Overture To Odin”, intermezzo orchestrale già pubblicato sull'EP apripista col nome di “Odin”, seguito da “The Blood Of Odin”, parte narrata che precede “The Sons Of Odin”. Questa, come già detto in sede di recensione dell'omonimo EP, è un classico mid tempo epico che rispetto alla versione precedentemente edita, ha qualche coro in più nella parte finale. Uno dei pezzi migliori. Segue quindi uno degli episodi più tamarri che il quartetto newyorkese abbia mai proposto, ossia “Glory Majesty Unity”, un altro intermezzo narrato che ripropone la parte finale della vecchia “The Warrior's Prayer” in versione salmodiata... da sentire. La titletrack, anch'essa già nota, è un mid tempo maestoso, marziale e sinfonico, ottima espressione del nuovo corso che la band ha intrapreso. A seguire, la seconda parte di “Army Of The Dead” quasi identica alla prima (e quindi di dubbia utilità), ripresa in formato 'metallizzato' anche nel finale della successiva “Odin”, brano cadenzato e drammatico. “Hymn To The Immortal Warriors” chiude le danze alla grande, grazie al suo taglio estremamente solenne ed evocativo, qualità garantite da un massiccio uso di cori ed orchestrazioni. Avrete notato l'assenza della parola “metal” nei titoli, ma ecco la bonus track “Die For Metal” a riassumere tutto il credo religioso dei nostri per la causa. Con un riff simile a Kashmir dei Led Zeppelin, è una canzone poco adatta al contesto, cadenzata, con dei cori ultrapacchiani e che potrà magari risultare divertente in sede live. In “Gods Of War” le parti prettamente metal sono ridotte rispetto al passato, i riff si contano sulle dita di una mano e a conti fatti qualche intermezzo poteva essere evitato o quanto meno snellito. Il consiglio è comunque quello di ascoltare questo disco con calma, introduzione e testi alla mano, e solo così si potrà apprezzare questo nuovo e coraggioso corso intrapreso dai “Kings”.

Biography
fonte: wikipedia
I Manowar sono una band heavy metal nata ad Auburn, New York, nel 1980 dall'incontro tra il bassista del gruppo Joey DeMaio e il chitarrista Ross the Boss.
Il nome del gruppo deriva da un termine usato nell'inglese arcaico, per l'appunto man o' war o man-o-war, che indicava una tipologia di antica nave da guerra a vela. Un'altra possibile traduzione è quella che intende man-o'-war una contrazione di man of war letteralmente uomo di guerra. I temi ricorrenti delle loro canzoni sono la mitologia, la guerra, la lealtà e l'onore. I testi delle loro canzoni presentano quasi sempre elogi sulla musica heavy metal, che è visto non solo come un semplice genere musicale, ma come un vero e proprio stile di vita, di cui i Manowar si vantano di essere gli unici seguaci e portatori della parola.
I Manowar sono tra i gruppi antesignani e fondatori del sottogenere epic metal; pionieristico in tal senso è soprattutto l'album Into Glory Ride, pubblicato nel 1983. Il gruppo detiene anche un vasto numero di record. In particolare rivendicano il titolo di "band più rumorosa del mondo" (precedentemente appartenuto ai Motörhead) grazie al Guinness dei primati che ha registrato questo fatto. La band è infatti giunta a quota 129.5 decibel attraverso uno speciale equipaggiamento costruito da John "Dawk" Stillwell. Inoltre sono stati la prima band metal a includere argomenti di guerra, spade e metallo sia nelle loro canzoni che nelle loro copertine, a costruirsi un set di amplificatori e chitarre da sé e su propria misura, ad aver registrato un album in Dolby 5.1 e detengono il record per il concerto metal più lungo della storia, con una prestazione di 5 ore ed 1 minuto in cui hanno eseguito oltre 50 brani.

Format
MP3 - 320 Kbps - 44 kHz

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